Pagina:La pastorizia.djvu/11

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2 la pastorizia,

Quel, già terror de’ popoli vicini,
E de la molle Galatea fugace
20Amoroso Ciclope? Afflitto e cieco,
Poichè gli tolse l’unica pupilla
L’Itaco Ulisse, egli sedea sull’erto
De’ colli, o lungo il mar, forte imprecando
Al perfido straniere; e i campi e l’onde
25D’alto gemito empiendo e di lamenti,
Di sè pietade risvegliar fu visto
Nelle fere selvagge e nelle rupi.
Ma poichè vana riuscirgli vide
La vendetta e l’amore, il mesto ingegno
30D’arti novelle a consolar si diede:
Chè molti a lui pascean candidi armenti
L’altero Etna selvoso; e le convalli,
Prima deserte, e i gioghi alti del monte
Di belati sonarono e di rozza
35Pastorale armonia, chè la zampogna,
Solo conforto, gli pendea dal collo.
E voi l’udiste, o Muse, in sulle prime
Dell’alba ore, solingo ai colli usati
Mover le greggi con soavi note,
40E la sera tornar lento sull’orme
Cantando al chiuso speco; e intorno a lui