Sua greggia ognor pei rivelati avvisi:
Che dall’Arcade suol tornando io primo,
Per le Italiche ville ad altri insegno. 240Sorga dell’alba coll’incerta luce
Il mandrïano, e il pecoril rivegga.
Se forte il vento per la notte estiva
Spirò sereno, o il ciel di nubi avvolto
La rugiada contese a la campagna, 245Coll’alba esca, ed ai pascoli lontani
Guidi l’armento; ma se largo un nembo
Di rugiadose stille a cader venne
In sull’umida terra, il sole aspetti;
Che saettando d’orïente i raggi, 250L’erbe prima rasciughi, e béa dall’alto
Il vaporoso umor. Condotte al monte
Sdegnan le pecorelle aver pastura
D’erbe annaffiate; e se da stimol cieco
Del notturno digiun tratte si danno 255A farne cibo, il freddo umor nemico
I visceri ne solve. E però il gregge
Quasi dell’erbe immemore, pei colli
Brinati errar tu vedi incerto e lento
Prima che il Sol levi dall’onde; e come 260A traverso le folte ombre crescendo,