Pagina:La pastorizia.djvu/64

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libro terzo. 55

285Religion dimentico il pastore
(Di cui memoria il tempo esser non lassa)
Pascea l’are de’ numi, e coll’armento
L’onde contaminò, che la rimota
Antichitade e la pietà degli avi
290Santificâro; e vendicando i numi
E la colpa e l’error sull’innocente
Stuolo dell’agne, a crudi morbi in preda
Le abbandonâro, e disertâr gli ovili.
Così fiera d’un nume opra sperdea
295Là tra Volaci le gregge, ove impaluda
Mescendo le cognate acque l’Astura
Col tardissimo Aufente. Ad una diva,
Che Giove ebbe diletta, eran que’ boschi
Devoti e quelle piagge; e le solenni
300Costumanze i pastor dimenticando,
Vi cacciâr l’ampie greggi, e guastâr quanta
Dall’Anzuro al Circéo monte si stende
Bellissima pianura. E allor dai fondi
Dolorosa n’uscìo per quelle rive
305Una mefite, e fe’ deserto il sito,
L’aër corruppe, e gli animali uccise.
Se non che d’ogni danno e dell’ingrata
Dimenticanza e degli onor perduti