Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/82

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Così gli artisti impotenti che cercano «l’impressione» mettendosi e rimettendosi nelle posizioni note, che come la cercano così non l’hanno, ma hanno solo la propria volontà d’averla e sfruttano invano nella pietosa rettorica il loro prezioso organismo dalle sensazioni raffinate.1

Così i ricercatori della verità che per la paura dell’oscurità si fingono una vita assoluta nell’elaborazione del sapere e dicono: γλυχὺ τὸ γνῶναι, sono già vinti dall’oscurità, sono già fuori della vita e della qualunque salute del loro organismo, già non hanno più la dolcezza d’alcun sapere. E, consumando il loro tradimento verso la natura che nell’Uomo finito vuol giungere alla persuasione, hanno già tradito sé stessi. La loro coscienza non è più un organismo vivo, una presenza delle cose nell’attualità della propria persona, ma una memoria: un aggregato inorganico di nomi legato coll’organismo fittizio del sistema.2 In questo

  1. Che della stessa impressione di questo vuoto si può far dell’arte, il nostro tempo c’insegna. Qualunque cosa io dica, poiché io sono l’artista, l’ho detta, dunque è arte per forza.
  2. Ognuno può esperimentare l’impotenza della memoria a ricordare un qualunque nome senza soggetto che sia andato sperso per via. Trovate un albero che si dimentichi come si fanno i fiori in primavera! E d’altro canto la presenza stessa di una memoria accanto alla attualità della propria persona è una malattia: un organismo non tollera corpi estranei. – «Imparar a memoria» si dice in tedesco: auswendig lernen!