Pagina:La secchia rapita.djvu/5

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ii

assegnò seicento annui scudi pel suo mantenimento. In occasione di uno di questi viaggi, egli scrisse le celebri sue Considerazioni sopra il Petrarca, che furono poscia stampate alcuni anni appresso. Frattanto egli in Roma fu ascritto alla famosa accademia degli Umoristi. Frutto del frequentar ch’ei faceva le romane adunanze, furono i dieci libri de’ suoi Pensieri diversi, de’ quali un saggio avea egli stampato sotto il titolo di Quesiti fin dal 1608, e che poi di molto accresciuti vider la luce nel 1612. Quest’opera scandalizzò altamente molti de’ letterati che allor viveano, i quali veggendo in essa riprendersi passi di Omero, censurarsi più volte Aristotele, e mettersi in dubbio se utili fossero o dannose le lettere, menarono gran rumore, come se il Tassoni a tutte le scienze e a tutti i dotti movesse guerra. E certo molte delle cose che in quell’opera leggonsi, sono anzi ingegnosi e scherzevoli paradossi, che fondate opinioni. Era l’ingegno del Tassoni somigliante a quello del Castelvetro, nimico de’ pregiudizi e di quello singolarmente che nasce dalla venerazione per gli antichi scrittori, acuto e sottile in conoscere i più leggieri difetti, e franco nel palesarli: se non che, dove il Castelvetro è uno scrittor secco e digiuno, benchè elegante, che sempre ragiona con autorità magistrale; il Tassoni è autor faceto e leggiadro, che sa volgere in giuoco i più seri argomenti, e che con una pungente, ma graziosa critica, trattiene piacevolmente i lettori. E probabilmente non era persuaso egli stesso di ciò ch’egli talvolta scrivea: ma il desiderio di dir cose nuove, e di farsi nome coll’impugnare i più rinomati scrittori, lo indusse a sostenere alcune strane e poco probabili opinioni, fra mezzo alle quali però s’incontrano riflessioni e lumi utilissimi per leggere con frutto gli antichi e moderni autori.