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TERZO 51


LXIII.


Fiumalbo e Bucasol terre del vento,
     Magrignan, Montecreto e Cestellino.
     Esser potean da mille e quattrocento
     500Gl’inculti abitator dell’Appennino,
     Appennin ch’alza sì la fronte e ’l mento
     A vagheggiare il ciel quindi vicino,
     Che le selve del crin nevose e folte
     504Servon di scopa alle stellate volte.

LXIV.


Tutti a piedi venian con gli stivali,
     Armati di balestre e martinelle
     Che facevano colpi aspri e mortali,
     508E passavano i giacchi e le rotelle:
     Pelliccioni di lupi e di cinghiali
     Eran le vesti lor pompose e belle:
     Spadacce al fianco aveano e stocchi antichi,
     512E cappelline in testa e pappafichi.

LXV.


Ma chi fu il duce dell’alpina schiera?
     Fu Ramberto Balugola il feroce
     Che portava un fanciul nella bandiera,
     516Ch’insultava un Giudeo con viso atroce.
     Con armatura rugginosa e nera,
     E piume in testa di color di noce
     Venía superbo a passi lunghi e tardi
     520Con una scure in collo, e in man tre dardi.

LXVI.


Da Ronchi lo seguía poco lontano
     Morovico signor di quella terra:
     Palagano e Moccogno e Castrignano
     524Guidava, e quei di Santa Giulia, in guerra.
     Da quattrocento con spuntoni in mano
     Co’ piedi lor calcavano la terra
     Dietro all’insegna d’una barca a vela;
     528E cantando venian la fa-li-le-la .