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20 A. Mazzoleni

altri dicono che sia facile a spiegarsi in bocca di un avo affezionato qual’era Manfredi, mentre l’Alighieri la pensava ben diversamente1.

Ed a proposito degli Aragonesi, il Vigo risuscita un’ipotesi messa fuori dal Troya2, che cioè Dante possa aver «navigato di Francia in Sicilia» per vedere l’amato Federico, e la sostiene allegando le relazioni avute dal poeta coi dinasti di quella casa, la sua conoscenza del volgare plebeo siciliano, la sua dichiarazione di aver peregrinato per quasi tutte le parti ov’era in uso la favella del (Conv. I, 3), e l’evidenza di certe descrizioni riferentisi alla Sicilia, come il gorgo di Cariddi, il golfo di Catania3 e la corrispondenza del Paradiso terrestre coi dintorni di Castrogiovanni, ove fu rapita Proserpina. Ma queste non sono che ipotesi vaghe, le quali, nate per istudio di novità, si reggono a stento per la buona volontà di chi si attribuirebbe ad onore di aver ospitato il divino Alighieri, e che son destinate a cadere perchè poggiano, anzichè su attestazioni sicure di fatto, sopra generalità e indeterminatezze.

I ricordi letterari che riannodano la Sicilia alla D. C. sono ben scarsi, fuggevoli e di minor importanza al confronto di quelli storici.

Della Sicilia ellenica vi si menziona il solo filosofo agrigentino Empedoclès (sec. V a. C.), mente enciclopedica del tempo suo, che si dice aver perduta la vita entro il cratere dell’Etna; Dante lo colloca nel prato di fresca verdura del Limbo in mezzo agli spiriti magni, tra Talete ed Eraclito (Inf. IV, 138)4.



  1. G. Poletto, Dizion. dantesco, alla voce Aragona; cfr. Casini, Comm. al Purg. III, 116.
  2. Del Veltro allegorico di Dante, Firenze, 1826, p. 144.
  3. Il Vigo non dubita che l’Alighieri abbia viaggiato per mare dal Faro a Catania, e che ivi sia sbarcato dirigendosi a Castrogiovanni (in Riv. sicula, vol. III, p. 318); il Can. Castorina invece (Catania e D. A., p. 17 e nota 40) crede che D. potè vedere, se non visitare, Catania, dal golfo omonimo, non ostante le false affermazioni in contrario ricevute dal Giuliani e dal Fornaciari. Nelle lettere direttegli dai due egregi dantisti e da lui pubblicate (ivi) é contenuta la miglior confutazione che si possa mai fare di cotesto viaggio all’isola del foco.
  4. Per lo scambio in parecchi codici del De Mon. (I, 16) della voce greca epiekiam con Empedocle, vedi Poletto, Dizion. dant., al vocabolo Epicheia.