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tà, come un tempo la si diceva in quel paese; l’altra, a base numerica, e di ragione matematica, l’erede e continuatrice dell’Aritmetica politica, serbando a questa seconda anche il nome proprio di Statistica, e assegnando invece alla prima quello di descrizione degli Stati (Staatenkunde), od altro che vi somigli (3).

Frattanto lo stesso moto che animava la scienza, si veniva pur imprimendo alle istituzioni. Vi è stata anche per questo rispetto un’opera assidua, incessante, la quale si è enormemente accelerata accostandosi all’epoca nostra.

La materia statistica, che dapprima era (a così dire) puramente sporadica e affatto insufficiente, si ordina in appresso e si accresce metodicamente, per opera di appositi organi amministrativi, che professano di raccoglierla ed apprestarla, cercandola dappertutto dove essa si trovi. La Statistica ottiene di tal modo ciò che direbbesi una propria rappresentanza uffiziale, e diventa una istituzione dello Stato per servire ai bisogni pratici di esso, nell’atto che serve anche alla scienza, e che risente di più in più l’efficacia di questa nel suo ordinamento.

Colla fine dello scorso secolo cominciano i primi Uffici di Statistica, che oggi si risguardano come un istituto indispensabile d’ogni civile governo; e coi governi cooperano sempre più largamente anche le private associazioni.

Da ultimo, quel sentimento di solidarietà che stringe le nazioni moderne, quasi in una sola famiglia, e induce a libertà di scambi, non soltanto nella sfera degli interessi commerciali, ma in quella della vita sociale tuttaquanta, facea sorgere, in occasione delle Esposizioni mondiali, coteste statistiche in atto dell’industria, l’idea de’ Congressi internazionali di Statistica, di cui il primo s’inaugurava nel 1853 a Bruxelles: — allo scopo che le amministrazioni dei differenti Stati potessero fra