Pagina:La vite, l'acquavite e la vita dell'operaio.djvu/12

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12 la vite, l'acquavite


con le pugna minacciose verso di noi. Ah! egli è caduto: e cadendo ha percosso miseramente del capo sul pavimento: e dalla bocca escono sangue e vino e bestemmie: ma egli è senza parole e senza sensi!

Malgrado la faccia orribilmente sfigurata, voi lo riconoscete. Egli è quell’operaio un tempo così onesto, così educato, così dedito alla famiglia e al lavoro. Egli è in preda da pochi mesi alla viziosa abitudine; e quanto è mutato da quello sposo e padre amoroso, il quale non conosceva altro che casa e lavoro, che si riduceva la sera co’ figli a novellare o leggere qualche buon libro, che gli avvezzava ad amare Dio la patria ed il prossimo, che avea un pensiero per ogni bisogno della famiglia, un cuore per ogni generoso sentire, una mano soccorrevole per ogni sventura! Egli si lasciò vincere dalla miserabile passione del bere; ed eccolo fatto sordo alle voci della coscienza e del dovere; eccolo dimentico della propria dignità d’uomo, di cittadino, d’operaio; eccolo ridotto alla pari d’un bruto, nel brago d’ogni sozzura.