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ed Asclepiade, si posero con un architetto a fabbricare insieme una casa, questi, cioè Asclepiade, si vedeva nudo portare sovra il tetto lo smalto; quegli, se si accorgeva che alcuno venisse, si nascondeva.

VII. Di poi datosi al governo della repubblica, si mostrò timido a segno di sbagliare perfino l’incensiere nel porvi l’incenso. — E una volta, standogli d’attorno Crate e motteggiandolo pel suo amministrare la città, ordinò ad alcuni di metterlo in prigione. Costui, non per tanto, aspettava che alcuno passasse e alzandosi in punta de’ piedi, lo chiamava agamennonio e governa-città.

VIII. Era in qualche modo religioso, ma più superstizioso. E però una volta con Asclepiade, avendo per inavvertenza mangiato, in una taverna, della carne che si era gettata via, dopo che il seppe, ne provò nausea e si fe’ pallido a segno che Asclepiade ebbe a rimproverarlo dicendogli che non era la carne che il turbava, ma l’opinione di quella. — Nel resto fu uom magnanimo e liberale.

IX. Per la complessione corporea, anche quando era vecchio, non la cedeva ad un atleta; robusto, abbronzato nel volto, ma grasso e affranto; di taglia per altro proporzionata, come appare da quella immaginetta ch’è in Eretria nello stadio vecchio; poichè, denudato quasi a bella posta, mostra la maggior parte del corpo.

X. Cortese cogli amici, dava, a cagione dell’insalubrità di Eretria, frequenti banchetti, ai quali intervenivano e musici e poeti. — Amava Arato e Licofrone il poeta tragico, e Atanagora rodio; ma sopra ogn’al-