Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/276

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platone. 241

E di due maniere è quella che si trae dall’analogia: l’una la cosa singolare ricercata, per mezzo del singolare dimostra; l’altra prova l’universale per mezzo del singolare; ed è rettorica la prima, la seconda dialettica. Come quando nella prima si domanda: se uno abbia ucciso, prova è lo averlo trovato nel momento del fatto insanguinato. Questa maniera d’induzione è da oratore; chè la rettorica di cose particolari, non universali, si occupa. Poichè non indaga il giusto stesso, ma partitamente i giusti. L’altra è dialettica, dimostrando prima l’universale per mezzo dei particolari; come quando si domanda, se l’anima è immortale, e se tra’ morti siano alcuni viventi; il che si dimostra nel libro dell’anima per mezzo di una cosa universale, che dai contrarj derivano i contrarj; e lo stesso universale si stabilisce da alcuni particolari; come il dormire dal vegliare, e viceversa; e il più grande dal più piccolo, e viceversa. Di questa egli usava a conferma delle proprie opinioni.

XXXIV. Come poi ab antico, nella tragedia, prima il solo coro recitava, poi Tespi un attore inventò per riposo del coro, e un secondo Eschilo, e un terzo Sofocle, e la tragedia ebbe il suo compimento; così anche il concetto della filosofia non fu prima che di una specie sola, cioè fisico; Socrate, secondo, aggiunse l’etica; terzo Platone la dialettica, e perfezionò la filosofia.

XXXV. Dice Trasilo che e’ pubblicò i suoi dialoghi a maniera di tragica tetralogia, come coloro che disputavano il premio con quattro drammi (Dionisii, Lenei, Panatenei, Cirtri), il quarto dei quali era Sati-