Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/283

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248 platone.

fetto e incorruttibile sia. — Il tempo, dice, essere immagine dell’eternità; questa sempre durare, quello, il tempo, null’altro essere che un movimento del cielo; e la notte e il giorno e il mese e tutte le cose sì fatte, parti del tempo: di modo che senza questa natura di mondo, non sarebbevi tempo, insieme con esso avendo principiato ed esistendo il tempo; e dopo la produzione del tempo, sole e luna e stelle erranti generate; ed acciocchè patentissimo sia il numero delle ore e gli animali vi possano partecipare, aver Dio accesa la luce del sole; ed essere la luna nel cerchio dopo la terra, nell’attiguo il sole, nei superiori i pianeti; e il mondo per tutto animalo, perchè collegato da un movimento animato; ed acciocchè fosse condotto a perfezione, a similitudine di un animale, concepibile dalla mente, essersi creata la natura degli altri animali, e come quello ne avea, doverne avere anche il cielo. Quindi avere numi il più ignei, ma essere tre gli altri generi, volatile, acquatico, terrestre; e la terra essere più antica degli dei che sono nel cielo; ed opera creata per formare la notte e il giorno; e siccome nel mezzo, nel mezzo girare. E poichè due sono le cagioni, afferma doversi asseverare, alcune cose esistere per mezzo della mente, alcune per ragioni di necessità. Queste sono l’aria, il fuoco, la terra, l’acqua, che a tutto rigore non sono elementi, ma possono contenerli. Queste constare di triangoli e in esse risolversi; ma elementi di esse essere il triangolo con un lato bislungo e l’isoscele. Chiama dunque principii e cagioni le due prefate cose: modello di esse Dio e la materia, cui è necessità essere