Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/171

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154 capo vii

testa; ma quella tu non hai; ora avvi qualche testa che tu non hai; dunque tu non hai una testa. Altro: Se uno è in Megara, non è in Atene; ora un uomo è in Megara; dunque non v'ha un uomo in Atene. E di nuovo: Se tu dici qualche cosa, questa passa per la tua bocca; ora tu dici carro; dunque un carro passa per la tua bocca. E: se tu non getti una cosa, questa cosa tu l’hai; ma tu non getti corna; dunque tu hai le corna. Questo, altri lo dicono di Eubulide.

XII. V’ha chi biasima Crisippo come scrittore di molte cose turpi e da non raccontarsi; poichè nell’opera Sugli antichi fisiologi finge turpemente cose che riguardano Giunone e Giove, e narra per seicento versi quello che nessuno saprebbe pronunciare senza lordarsi la bocca. Turpissima, sebbene e’ la lodi come naturale, dicono che si finge da lui questa istoria, piuttosto conveniente a prostitute che ad uomini, anzi non noverata da coloro che scrissero delle figure, poichè nè presso Polemone, nè presso Ipsicrate, e nè anche presso Antigono si trova, ma fu da esso finta. — Nel libro Della repubblica permette congiungersi colle madri, colle figlie e co’ figli: e le stesse cose, subito da principio, dice in quello Di ciò che non è preferibile di per sè stesso. Nel terzo Del giusto, per mille versi, esorta anche a mangiare i morti. E nel secondo Del procacciarsi sussistenza ed utile, dice come il sapiente debba cercare l’utile: Ora per qual cagione sarà esso cercatore dell’utile? Poichè se per vivere, il vivere è indifferente; se per la voluttà, anch’essa è indifferente; se per la virtù, essa basta da sè stessa alla felicità. Ridicoli poi anche i modi se-