Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/223

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204 capo primo

vita di Satiro, che dopo di aver sepolto Ferecide in Delo, ritornò in Italia, e trovatavi la mensa di Milone crotoniate piena d’ogni lautezza, si recò a Metaponto, ed ivi finì la vita d’inedia, non volendo altro campare. Ermippo dice che guerreggiando Agrigentini e Siracusani, vi andò Pitagora co’ soliti compagni e si unì agli Agrigentini; ch’essi volti in fuga, girando egli attorno ad un campo di fave, fu ucciso dai Siracusani; che gli altri, ch’erano circa trenta cinque, furono bruciati in Taranto, perche volevano governare la repubblica in opposizione a chi v’era preposto. — Un’altra cosa narra di Pitagora Ermippo. Dice pertanto che venuto in Italia, si fece una casetta sotterra, e ordinò a sua madre di scrivere su di una tavoletta ciò che accadea di notabile e il tempo, e di mandargliene fin che uscisse di là; e che ciò la madre avea fatto. Che, dopo del tempo, Pitagora, uscitone magro e disseccato, e recatosi ad un’adunanza di popolo, avea raccontato come fosse giunto, dall’inferno, specificando tosto ad ognuno le cose accadute; che a sì fatte narrazioni tutti commossi, erano dati in lagrime ed in omei; e che avevano creduto Pitagora qualche cosa di divino, a segno di confidargli le proprie donne, acciocchè apparassero alcuna delle sue dottrine; e che queste furono chiamate Pitagoriche. — Così Ermippo.

XXII. Pitagora aveva anche una moglie per nome Teano, figlia di Brontino crotoniate. Altri dice ch’era moglie di Brontino, ma discepola di Pitagora. Egli aveva una figlia, Damo, siccome afferma Lisia, in un’epistola ad Ipparco, così esprimendosi sul proposito di Pitagora: