Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/25

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diogene. 13

risponderesti? Così non dando secondo che ti è richiesto neppure rispondi secondo che ti si domanda; quindi pungevalo come parolaio. — Interrogato in qual parte di Grecia avesse veduto uomini dabbene? Uomini, rispose, in nessun luogo, fanciulli a Lacedemone. — Ragionando una volta di cose gravi, siccome nessuno gli dava retta, prese a canticchiare. Fattasi allora ragunata, uscì in rimproveri perchè si accorresse alle bagattelle con serietà, con negligente indugio alle cose serie. — Diceva che gli uomini gareggiano per darsi delle sbancate o de’ calci, ma dell’onestà e della probità nessuno si prende briga. — Si maravigliava dei grammatici che cercassero i mali di Ulisse, e i propri non conoscessero, ed ancora che i musici le corde della lira accordassero, e i costumi dell’anima lasciassero scordati; che i matematici contemplassero il sole e la luna, e non vedessero le cose che hanno tra’ piedi; che i retori si studiassero dire le cose giuste, e per nulla di farle; e più poi che gli avari biasimassero il danaro, e l’amassero sopra ogni cosa. — Biasimava coloro eziandio che lodano i giusti, siccome spregiatori di ricchezze, ma invidiano que’ che sono danarosi. — Movealo parimente a sdegno che si facessero sagrifizj agli dei, e nello stesso sagrifizio, a danno della salute, si cenasse. — Ammirava gli schiavi , i quali vedendo i loro padroni mangiare con avidità, non rubavano nulla delle vivande. — Lodava chi stando sul prender moglie, non si ammogliava mai; e chi essendo per navigare, non mai navigava; e chi volendo amministrare la repubblica, non l’amministrava poi mai; e chi in procinto di allevar fanciulli, non mai gli allevava; e chi