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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/282

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LIBRO NONO




CAPO PRIMO.



I. Eraclito di Efeso, figlio di Blisone o, come vogliono alcuni, di Eracionte, fiorì nella sessantesima nona olimpiade.

II. Era, se mai nessuno, d’animo altero e disdegnoso, come appare da’ suoi scritti, ne’ quali dice: Molta dottrina lo intelletto non ammaestra; avvegnachè avrebbe ammaestrato Esiodo e Pitagora, e del pari e Senofane ed Ecateo. Essendo solo il sapiente colui che è abile nella prudenza, dalla quale solo si governa tutto in tutto. E andava ripetendo, che Omero era degno di essere scacciato e bastonato, e Archiloco parimente. Diceva eziandio: Ch’era più necessario ammortare a un’ingiuria di un incendio, e: Che un popolo doveva combattere per le sue leggi come per le sue mura. — Attacca anche gli Efesii, per avere discacciato l’amico