Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/30

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18 capo ii

     Privo di patria; mendico, ramingo
     Traea la vita dì per dì.


Ma che contrappoueva alla fortuna i! vigore dell’animo; alla legge la natura; alla passione la ragione. — Standosi a soleggiare nel Craneo, gli disse, sopravvenendo, Alessandro: chiedimi ciò che vuoi. Ed egli: Non aombrarmi, risposegli. — Facendo un tale una lunga lettura, e mostrandosi, alla fine del libro, la parte non scritta: Coraggio, disse, signori, vedo terra. — Ad uno che con sillogismi provava ch’egli avea le corna, toccandosi la fronte: Io certo, disse, non le sento. - Anche ad uno che parimente sosteneva, non v’esser moto, alzatosi, passeggiò intorno. — Ad un altro che discorreva sulle meteore, chiese: Da quando in qua se’ tu venuto di cielo? — Un eunuco, uom pessimo, avendo scritto sulla sua casa: Nessuna cosa cattiva entri qui, disse: Ove dunque entra il padrone di casa? — Untisi i piedi di unguento, disse: Dal capo certo l’odore se ne va per l’aria, ma da’ piedi alle narici. — Instando gli Ateniesi perchè e’ si facesse iniziare, asseverando come all’inferno gli iniziati a’ misteri ottenevano i primi seggi, disse: Sarà da ridere se Agesilao ed Epaminonda staranno nel fango, e gli iniziati abbietti nell’isole beate! — Di certi topi che gli si arrampicavano sulla mensa: Ecco, disse, anche Diogene nutrisce parassiti. — Platone chiamandolo cane: Certo', disse, perchè sono ritornato a quelli che m’hanno venduto. — Uscendo del bagno, a chi gli chiese se molti uomini vi si lavavano, rispose del no: a chi se molta gente, disse di sì. — Pla-