Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/31

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diogene. 19

tone avendo data questa definizione: L’uomo è un animale bipede, senza penne;ed essendone applaudito, Diogene, pelato un gallo, lo introdusse nella sua scuola, dicendo: Questo è l’uomo di Platone; onde si fece alla definizione l’aggiunta: a ugna larga. — A chi lo interrogava a che ora si dovea desinare: Se uno è ricco, rispose, quando vuole; se povero, quando può. - Vedendo tra Megaresi le pecore coperte di pelli, e i loro fanciulli ignudi, disse: E meglio esser becco d’un Megarese che figlio. - Ad uno che lo aveva urtato con una trave, e gli diceva poi, guarda, chiese se forse lo volea percuotere aucora. — Chiamava i demagoghi servi della plebe; le corone pustole della gloria. — Accesa una lucerna di giorno: Cerco, disse, un uomo. — Stava una volta sotto uno spruzzo d’acqua che cadeva dall’alto, e i circostanti compassionandolo, Platone ch’era presente disse: Se volete avergli compassione partite, accennando alla sua ambizione. — Un tale gli die’ di forza un pugno sul volto: Oh Ercole, disse, come ignota m’era la cosa di dover passeggiare coll’elmo. — Anche un certo Mida dandogli dei pugni e dicendo: Tre mila dramme per te si sono poste sul banco al dì seguente, prese le coregge da pugillatore, e battendolo come si fa col grano, disse: Si sono poste sul banco tre mila dramme per te. — Domandato dallo speziale Lisia se e’ credeva negli dei? Come non credo, rispose, quand’io ti reputo nemico agli dei? Altri affermano ciò aver detto Teodoro. — Vedendo uno purificarsi con aspersioni, disse: Sciagurato, oh non sai, che siccome collo aspergerti non potresti cancellare gli spropositi che si fan-