Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/306

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284 capo vii

mandò si portasse del latte, e che veduto il latte, disse ch’era di capra primipara e nera; per la qual cosa Ippocrate fece le meraviglie della sua perspicacia; ma che eziandio salutò una fanciulla che accompagnava Ippocrate, il primo giorno in questo modo: Buondì, ragazza; il successivo: Addio, quella donna; e la fanciulla di notte era stata forzata.

XI. Democrito, secondo Ermippo, morì in questo modo. Essendo egli travecchio era vicino a terminare. Ora la sorella sua affliggevasi perchè la morte di lui fosse per accadere nella festa delle Tesmoforie, ed essa far non potrebbe il debito colla dea; ma ei le disse di stare di buon animo, e comandò gli portassero ogni giorno dei pani caldi. Accostandoseli quindi alle narici, si potè sostenere per quella festa; passati i cui giorni, ch’erano tre, senza dolore abbandonò la vita, essendo campato, al dire di Ipparco, nove anni oltre i cento. E noi abbiamo, nel Pammetro, cantato sopra di lui in questo modo:

  Di Democrito al par, che tutto seppe,
     Chi nacque sapĩente e fe’ tant’opre?
     Che in casa ebbe tre dì la morte in faccia,
     E trattolla a vapor caldi di pane.


— Tale fu la vita di quest’uomo.

XII. Queste sono le sue opinioni. Principio d’ogni cosa atomi e vuoto, tutto il resto congettura.Infiniti i mondi, e generati e corruttibili. — Niente nascere da ciò che non è, nè distruggersi nel nulla. — Gli atomi,