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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/319

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pirrone. 297

si posero ad imitarne la tranquilla indifferenza in ogni cosa. Ond’è che intorno ad esso si esprime in questo modo anche Timone, e nel Pitone e ne’ Silli.

     Come e donde, o Pirrone, o vecchio, uscire
     Dai servili hai potuto e vani dommi
     Dei sofisti, sciogliendoti da’ nodi
     D’ogni persuasione e d’ogni inganno?
     Nè ti dai briga di scrutar qual sia
     L’ellenic’aura; nè dove si trovi
     Ciascuna cosa ed a qual uso. —


E di nuovo nelle Immagini:

     Ciò, o Pirrone, d’udir brama il mio core.
     Come, uomo già, tu facilmente adesso
     Tranquillo viva, solo fra’ mortali
     Imperando qual dio.


Gli Ateniesi, secondo che narra Diocle, onorarono Pirrone della cittadinanza per avere ucciso il trace Coti.

VI. Egli, al dire di Eratostene, nel trattato Della ricchezza e della povertà, visse con una sorella, che era levatrice, amorevolmente così, che, s’uopo era, portava esso stesso a vendere in piazza i polli e i porcelloni, e indifferentemente ripuliva le cose di casa, e con indifferenza, narrasi, lavava perfino la troja. Essendosi a motivo di alcun che incollerito per sua sorella — si chiamava Filista — a chi ne lo riprendeva rispose, che non in una feminetta stava la prova dell indifferenza. — Assalito una volta da un cane, se ne turbò; ma disse a