Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/35

Da Wikisource.

diogene. 23

mee. — Interrogato perchè gli atleti fossero insensibili? rispose: Perchè fabbricati di carni di maiali e di buoi. — Chiedeva una volta l’elemosina ad una statua: interrogato peichè facesse questo? Mi avvezzo, rispose, a non ottenere. — Chiedendola ad un tale — e questo fece la prima volta per bisogno — disse: Se hai dato ad altri, dà a me pure, se a nessuno, comincia da me. — Interrogato un giorno da un tiranno, quale sarebbe il miglior bronzo per fare una statua, rispose: Quello col quale si sono fuse le statue di Arrnodio e di Aristogitone. — Interrogato come usasse Dionisio cogli amici, disse: Come co’ sacchi: pieni appendendoli, vuoti gettandoli. — Uno sposo novello avendo scritto sulla sua casa: Il figlio di Giove, Ercole dalle belle vittorie abita qui, non entri alcun male; egli vi scrisse sotto: Dopo la guerra gli ajuti. — Chiamava l’avarizia metropoli di tutti i mali. — Vedendo un dissipatore mangiar ulive all’osteria, dissegli: Se cosi tu avessi pranzato, così non ceneresti. — Gli uomini buoni diceva essere immagini degli dei. — L’amore occupazione di sfaccendati. — Interrogato che vi fosse di miserabile nella vita, rispose: Un vecchio povero. - Interrogato qual bestia avesse peggiore il morso, rispose: Tra le selvatiche il calunniatore, l’adulatore tra le domestiche. — Vedendo una volta due centauri malissimo dipinti disse: Quali di questi due è Chirone (peggiore)? — Il discorso fatto per lusingare chiamava laccio unto di miele. — Il ventre Cariddi della vita. — Un giorno avendo udito che l’adultero Didimo (testicoli) era stato preso: Merita, disse, di essere impiccato pel suo nome. — Interrogato perchè l’o-