Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/407

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380 epicuro.

comprendere com’ella senta, se in questa unione anche questi movimenti non usa, quando le cose che coprono e contengono non sieno come quelle in cui ora trovandosi ha tali movimenti. (Ma per altro dice in altri luoghi e questo, e che l’anima è composta di atomi leggierissimi e rotondissimi, molto differenti da quelli del fuoco; ma che la parte irragionevole di essa è dispersa nel resto del corpo, la ragionevole nel petto, come è manifesto e dalle paure e dalla gioja: che il sonno nasce quando le parti dell’anima, che sono disseminate per tutta l’unione, contenute od evacuate, cadono insieme colle disperse; e che il seme proviene da tutte le parti del corpo). Ora devesi anco pensare quello ch’io chiamo l’incorporeo pel frequente uso dei nomi di ciò che per sè s’intendesse; per sè poi non è intelligibile l’incorporeo fuor che nel vuoto; e il vuoto non può nè fare nè patire, ma solo per lo suo mezzo procurare il movimento a’ corpi. Di modo che quelli che dicono essere l’anima incorporea, sono pazzi; poichè se fosse tale, nè far potrebbe nè patir nulla; ed ora entrambe queste cose comprendiamo manifestamente accadere nell’anima. Tutti questi ragionamenti adunque s’uom riferisca alle passioni cd alle sensazioni, ricordandosi delle cose dette in principio, bastantemente vedrà riunito nelle forme di che sporre per esse con sicurezza e diligenza le singule parti. Non hassi poi a credere che e le figure e i colori e le grandezze e le gravità e tutte l’altre cose qualificanti il corpo come accidenti, sieno, o in tutti o ne’ visibili e dal