Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/414

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epicuro. 387

non potrà essere paragonato agli altri uomini. Poichè e da sè stesso farà chiare molte di quelle che a parte a parte sono diligentemente esposte da noi nella trattazione universale, e queste istesse mandate a memoria, gli profitteranno del continuo; tali essendo che anche coloro, i quali a parte a parte hanno già posto bastante diligenza o perfetta nell’esame di sì fatte nozioni, potranno fare la maggior parte dei ragionamenti sulla natura dell’universo. Quelli tra essi poi che non avessero compiutamente raggiunta la perfezione per mezzo di quelle, o avessero mancato del ministero della voce, per tranquillità, facciano di ravvolgere in mente le principalissime.“ — E questa è la sua lettera intorno alle fisiche.

XXV. Intorno alle cose celesti questa:

epicvro a pitocle

prosperità


„Il bellissimo Cleone mi recò la tua lettera, nella quale continui a mostrarti benevogliente con noi siccome merita la nostra sollecitudine verso di te, e tenti in maniera non disadatta a persuadere di rammentar gli argomenti che conducono alla vita beata, e prieghi ch’io ti mandi intorno alle cose celesti un corto e ben circoscritto ragionamento, onde ricordartene di leggieri; da che ciò che si è scritto per noi in altre opere, è difficile da imparare a memoria, sebbene; come dici, uom del continuo vi si sobbarchi. Noi però di buon grado abbiamo accolta la tua pre-