Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/430

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epicuro. 403

Più degli altri saprà dilettarsi nelle speculazioni. I peccati essere ineguali. La sanità ad alcuni un bene, ad alcuni indifferente. La fortezza venire non da natura, ma per ragione dell’utile, e l’amicizia a causa dei profitti, ma dover incominciarsi da noi, poichè anche la terra seminiamo, e consistere nella comunanza dei piaceri. La felicità aversi a concepire di due maniere, la suprema, ch’è in dio, non avente incremento, e l’addizione e la sottrazione dei piaceri. Porre il sapiente, se n’abbia, anche immagini, indifferente se non ne avesse. Potere esso solo discorrere con giustezza di musica e di poetica; e leggere poemi, ma non comporne. Potere uno essere più sapiente di un altro: e quando sia nel bisogno, procacciare anco denaro, ma dalla sola sapienza. Potere all’occasione servire il monarca e gratificare a taluno per correzione; e stabilire una scuola, ma non che vi s’accalchi il popolo; e recitare in pubblico, ma non spontaneamente. Dover egli tenere le proprie opinioni e non dubitare, ed anche nel sonno serbarsi lo stesso, e a pro dell’amico saper talvolta morire. — Queste cose paiono ad essi.

XXVII. Ora è mestieri che si passi alla lettera.

Epicuro a Meneceo

Salute.


„Nè chi è giovine differisca di filosofare, nè di filosofare si stanchi chi è vecchio; poichè non avvi alcuno che sia primaticcio o serotino per la salute dell’anima. E chi dice, o non essere ancora la sta-