Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/431

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404 epicuro.

gione del filosofare o essere trascorsa, è simile a chi afferma che per la felicità o non è giunto il tempo, o non v’è più tempo, il perchè al vecchio e al giovane è mestieri filosofare; a quello onde, vecchio essendo, in grazia delle cose che sono state, ringiovanisca alle virtù; a questo onde, giovine, sia in uno anche antico pel nessun timore delle cose avvenire. Debbesi adunque meditare ciò che forma la felicità, avvegnachè se dessa è presente, tutto abbiamo, se lontana, tutto facciamo per possederla. Quelle cose pertanto di che io li ammoniva del continuo, quelle e fa e medita, tenendole come elementi def ben vivere. Prima stimando iddio un animale incorruttibile e beato, siccome della la comune intelligenza di dio, nulla attribuisci a lui che sia alieno dali’iucorruttibilità, alla beatitudine improprio, ma pensa di lui tutto ciò che può serbare la sua beatitudine congiunta coll’incorruttibilità. Iddii certamente sono; da che manifesta è la conoscenza di essi; quali però si credono dalla maggior parte non sono, non osservandosi quali si credono. Empio non è colui che distrugge gli dei della moltitudine, ma quegli che applica agli dei le opinioni della moltitudine. Non anticipazioni, ma opinioni false sendo le enunciazioni del volgo intorno agli dei: quindi si derivano dai numi le cagioni dei danni gravissimi a’ malvagi e delle utilità a’ buoni. Poichè coloro che sono continuamente addomesticati a certe virtù ammettono i simili, stimando come alieno tutto che tale non sia. Avvezzati al pensiero che nulla per noi è la morte, da che tutto il