Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/73

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annotazioni 61

l’amicizia. — Il suo rispetto per la bellezza è unito verisimilmente, secondo Ritter, all’idea di Socrate, che la bellezza del corpo è l’immagine della bellezza dell’anima.

Al saggio nessuna cosa straniera. — [testo greco]. Enr. Stefano congettura [testo greco]. L’Aldobrandino traduce: Nihil sapienti novum. Kunio corregge [testo greco]; ed il Sambuco [testo greco] (meglio [testo greco], [testo greco]) indotto da F. Ambrogio, il quale voltò: neque indignus est. — Così l’Huebnero in una nota.

VI. Disputava nel Cinosarge, ginnasio, ec. - [testo greco], cane bianco. Era presso il tempio d’Ercole: eroe che parve ad Antistene il tipo dell’umana virtù. In questo ginnasio solevano adunarsi i giovani, i quali non avendo una madre ateniese si consideravano come illegittimi.

Semplice cane. — [testo greco]. Altri legge [testo greco], simpliciter et absolute canis; ma il Kunio volta simplex vulgarisque canis.

VII. Fu il primo a raddoppiare il mantello ec., ec. — [testo greco], onde sopperire alla mancanza della tunica. Il [testo greco] era un mantello lacero, usato, che d’ordinario portavano i filosofi, ma particolarmente i Cinici e gli Stoici. Se non che i primi non avevano tunica, [testo greco], e tunicati erano gli Stoici. — [testo greco], cioè [testo greco], simplici veste sine tunica; usando gli altri tanto l’interna che l’esterna tunica. Quando Diogene, non contento della pura camicia, chiese una tunica, gli fu risposto di dupplicare il mantello. — Antistene sminuiva al possibile i suoi bisogni. Armato del suo bastone e della sua bisaccia, aveva l’aria di un mendicante. Povero e, per nascita, escluso dai pubblici affari, si creò una specie di celebrità collocando il vero valore dell’uomo nell’uso della ragione, e quest’uso legittimò nell’indipendenza di spirito, o piuttosto licenza; e facendo guerra alla mollezza ed al lusso, allora crescenti.