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Dell’Asino, ed il Buffone. 290.
i sdegnò l’Asino, che il Buffone fosse così onorato, perchè ogni giorno tirava correggie, e disse: Io ne tiro maggiore di lui e che non puzzano, come le sue.
Sentenza della favola.
La favola dimostra che la grazia, che si ha, è quella per la quale alcuno è grato; cosa, che non gli avviene solo per l’operare ch’egli fa.
Degli Ucelli. 291.
li Ucelli congregati insieme volevano eliggere un’altro Re, perchè l’Aquila non poteva reggerli tutti. La Cornacchia glielo dissuase, dicendo: che più facilmente si empie un sacco, che tre, o quattro.
Sentenza della favola.
La favola significa, che quanti Signori abbiamo sopra di noi, per la loro tirannia, tanti più guai, necessario è, che abbiamo.
Della Moglie, ed il Marito. 292.
na donna amava molto il suo Marito, il quale era vicino alla morte, e se ne affliggeva assai, dicendo: che più presto vorrei morire io, che egli; o morte ammazza me prima, che il mio Marito. La Morte spaventevole apparve, e la Donna sbigottita disse: Non son io, che ti chiamo, ma è mio Marito; che vuol morire, va pur per lui, che t’aspetta.
Sentenza della favola.
La favola significa, che niuno ama tanto altri, che voglia morir per lui.
Di un Figliuolo, e la Madre morta. 293.
iangendo il Marito la morte di sua Moglie, disse al figliuolo, che cantava: Ta-