Pagina:Lando - Paradossi, (1544).djvu/184

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IL SECONDO LIBRO

ch'egli cio che scrisse, tutto scrivesse a caso ne da se stesso sapesse distinguere quanto l'un libro dell'altro fusse migliore. Scrisse egli il Filocopo, et puosevi quanta industria et arte, seppe per haverlo dedicato alla Reina Gioanna da lui amata, consideri (prego) qualunque e di patientia ben armato se al mondo legger si possi libro di maggior fastidio, credo io ch'eglli nascesse ad un parto col tedio, tutte le volte ch'io lo piglio nelle mani per leggerlo subito mi s'instechiscono le dita di maniera, che forza, e che dalle mani mi cada. Diceva gia un mio sviscerato amico (non gli faro il nome, per non provocargli contra alcuno di questi spenfierati Boccacceschi) che con maggior sofferenza sostenuto havrebbe d'esser trafitto da mosche, da taffani, et da zenzare che di continouar un sol'giorno in si stomachosa lettione. Poniamo hor mano alla Fiammetta, ove sta sempre fitto in un medesimo affetto di gelosia riempiendo le carte di lamenti et sospiri. L'Ameto suo tutto si vede pieno di affettatione, et quasi ogni concetto esplica co partecipii, cosa nel vero troppo affettata, il Corbaccio non contiene altro che una sfrenata et rabiosa maledicentia contra d'una gentil et honesta vedova, che per disio d'honore compiacer non volle mai a suoi libidinosi desiderii, ma per che molti facilmente condescendeno a confessare che tutte l'opere sue non vaglian nulla fuori che il Decamerone qual essaltano et ma


gnificano