Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/214

Da Wikisource.
206 novelle indiane di visnusarma

nascostolo in un angolo presso la porta, come fu trascorsa metà della propria vigilia, ritornò alla porta del monastero e là stette ad aspettare. Di mano in mano che uscivano, egli, con grande istanza, menò a casa sua tutti i monaci; ed essi tutti, per avidità dei drappi e del danaro, abbandonando i loro laici già conosciuti e fedeli, contenti gli andaron dietro. Intanto, giustamente si suol dire:


Ve’ meraviglia! Governar si lascia
Da cupidigia in terra anche colui

Che si sta solo ed ha la casa vuota,
Con la man bee, son d’aria i panni sui!1.


Di chi invecchia, invecchia il crine;
Di chi invecchia, invecchia il dente,

E l’orecchio e l’occhio invecchia;
Il desio solo è fiorente2.


Il barbiere adunque, come li ebbe fatti entrare in casa, chiuse la porta, indi li colpì tutti nella testa con colpi di bastone. Quelli, così picchiati, parte morirono, parte, con spaccata la testa, cominciarono a gridare. Allora, udendo quelle grida, si radunarono gli uomini del governatore della città, i quali dicevano: Ohé! che è mai questo gran baccano per la città? Venite! venite! — Così dicendo, mentre a furia entrando in casa quardavano qua e là, ecco che furon lor veduti i monaci che fuggivano dalla casa del barbiere con la testa insanguinata. Li domandarono, dicendo: Oh! dunque che è ciò? — E quelli, come era avvenuto, raccontarono tutto l’affare del barbiere. Gli uomoni allora, dopo che l’ebbero legato con forti legami, menarono in tribunale il barbiere insieme a tutti i monaci feriti, laddove i giudici l’interrogarono così: Oh! dunque, come hai tu commesso simile scelleraggine? — Il barbiere disse; Che doveva fare? Io ho pur veduto una faccenda simile in casa di Manibadra mercante! — E così dicendo raccontò l’affare di Manibadra così come l’aveva veduto. — E così dicendo raccontò l’affare di Manibadra così come l’aveva veduto. — I giudici allora mandarono alcuno a chiamar Manibadra, e Manibadra da colui ch’era andato a prenderlo, sùbito fu menato. Allora egli fu interrogato dai giudici: O mercante, perché mai hai tu ammazzato un monaco? — Egli raccontò tutto quanto l’affare del monaco, perché i giudici allora dissero: Oh! dunque facciasi salir subito sulla forca cotesto scellerato di barbiere che tutto fa senza alcuna riflessione! — Dopo cotesto, soggiunsero:


Senza riflessïon nulla si faccia;
Facciasi dopo assai riflessione.

Tardi viene il pentir, come un dì accadde
Alla Bramina già per l’icneumone. —


Manibadra disse: Come ciò? — E i giudici risposero:

Racconto. — C’era una volta in un certo paese un Bramino di nome Devasarma. La moglie sua, venuta al momento del partorire, gli partorì un figlio, e, nel medesimo giorno, anche la femmina d’un icneumone le

  1. Non avendo scodella si serve delle mani per bere, e, non avendo di che vestirsi, veste d’aria, cioè sta nudo.
  2. Del suono sgradevolissimo di questi quattro versi disgraziati, non ha colpa il traduttore. Chi vuol persuadersene, vegga il testo sanscrito che non può esser reso con fedeltà in italiano se non in questa maniera.