Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/215

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libro quinto 207

partorì in casa un piccolo icneumone. La donna, perchè aveva cari i piccini, allevò anche quello come un figlio suo, col latte, con donativi, con fregamenti d’olio per le membra e con altro. Essa però, per la malvagia natura di lui, pensando che l’icneumone avrebbe fatto qualche male al figlio suo, non se ne fidava punto. Ora, giusto a proposito si suol dire:


Ragazzaccio, anche se brutto,
Scioperato e male istrutto,
Anche se baggiano e stolto,
Sempre fia cagion di molto
Gaudio al core
Del suo proprio genitore.
Il «sandalo è davver refrigerante!»
Dice la gente. Ma il toccar le membra

Del proprio figlio, ad ogni refrigerio
Che il sandalo può dar, va molto avante.


Tanto non vogliono
Vincol d’amore
D’amico gli uomini,
Di genitore,
Di protettore,
Quanto desiano
Un vincol solo:
Quel d’un figliuolo!


Ella adunque, un giorno, come ebbe deposto acconciamente nel letto il figlio suo, presa la brocca dell’acqua, disse al marito: Maestro, io vado alla fontana per acqua. Guarda tu dall’icneumone il bambino. — Ma, quand’essa fu partita, il Bramino, abbandonando la casa, uscì, egli pure, per far la questua. Intanto, per voler del destino, un nero serpe, uscito dalla tana, si mosse verso la cuna del bambino. Allora l’icneumone, vedendo quel suo proprio nemico, per timore ch’esso gli uccidesse il fratellino, gli si avventò contro, si azzuffò con lui e fattolo in pezzi lo gettò lontano. Lieto pertanto del suo valore, col muso tutto insanguinato, per far mostra di ciò che aveva fatto, andò incontro alla madre. Ma la madre, come lo vide venir tutto ardito, col muso bagnato di sangue, gridando: Ohimè! da questa mala bestia è stato divorato il mio bambino!, con mente conturbata, non riflettendo a nulla per l’ira, gli scagliò addosso la brocca piena d’acqua. Così, pensandosi d’aver ucciso l’icneumone con l’avergli scagliato la brocca, quando entrò in casa per vedere, ecco che il bambino stava tuttora dormendo. Vide intanto che presso la cuna stava un grosso e nero serpente fatto in pezzi. Allora, per il dolore della creduta morte del suo bambino, incominciò a picchiarsi il capo e il petto. Il Bramino intanto, che andando qua e là aveva raccolto qualche elemosina, entrato in casa, stava a guardare, quand’essa, vinta dal dolore del figlio suo, gli gridò: Oh! ingordo, ecco! Poiché tu non hai fatto come io ti aveva detto, togli ora, frutto della tua trista pianta, la disgrazia della morte del figlio tuo! Ma tutto ciò accade appunto a tutti quelli che son troppo avidi. Perchè è stato detto:


Di soverchia cupidigia
Evitar si dee l’eccesso;
Brama onesta e al dover ligia
Di schifar non è concesso;


Ma a chi è vinto da ingordigia
Una ruota lesta lesta
Suol girar sopra la testa. —


Il Bramino disse: Come ciò? — E la Bramina incominciò a raccontare: