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Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/126

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CINO DA PISTOIA

XCV


DANTE A M. CINO


     Io mi credea del tutto esser partito
Da queste vostre rime, messer Cino;
Chè si conviene omai altro cammino
Alla mia nave, già lunge dal lito:
     Ma perch’i’ ho di voi più volte udito,5
Che pigliar vi lasciate ad ogni uncino,
Piacemi di prestare un pocolino
A questa penna lo stancato dito.
     Chi s’innamora, siccome voi fate,
Et ad ogni piacer si lega e scioglie,10
Mostra ch’Amor leggiermente il saetti:
     Se ’l vostro cuor si piega in tante voglie,
Per Dio vi prego che voi ’l correggiate,
Sì che s’accordi i fatti a’ dolci detti.




XCVI

M. CINO A DANTE


     Poi ch’io fui, Dante, dal mio natal sito
Per greve essilio fatto peregrino
E lontanato dal piacer più fino
Che mai formasse ’l piacer infinito;
     Io son piangendo per lo mondo gito,5
Sdegnato del morir come meschino:
E se trovat’ho di lui alcun vicino,
Dett’ho che questo m’ha lo cor ferito.
     Nè dalle prime braccia dispietate
Nè dal fermato sperar che m’assolve10
Son mosso, perchè aita non aspetti.
     Un piacer sempre mi lega e dissolve,
Nel qual convien che a simil di biltate
Con molte donne sparte mi diletti.




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