Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
BINDO BONICHI |
Ma solamente ci resta il barbiere,
10Che rade, e ’l suo rasoi’ per gola frega,
E fa con gran salvezza il suo mestiere;
Porrìa segar le vene, e non le sega;
Prende quel che gli dan, nïente chiede:
Non è però il suo ôr di miglior lega.
III
Fra l’altre cose non lievi a portare
È ’l mercenar veder tosto arricchito,
E l’uom che di fiorini è mal fornito
Far del superbo e voler grandeggiare,
5 E ’l ricco stolto alla ringhiera andare
(Vuol senneggiar, e scendene schernito),
La femmina che ha il quarto marito
Di castità volersi glorïare.
Ancora: ed è vie maggior ricadìa
10All’ignorante veder dar sentenza
Di quella cosa che non sa che sia;
Il mal volpon, che par di penitenza
Ed è vasello di ipocrisìa,
Udir giurare in buona coscïenza.
IV
Non creda alcun, quand’ode dir canaglia,
S’intenda sol del pover disperato;
Chè re e conti ed ogni scostumato
Scritto è nel libro con quella bruttaglia.
5 Chi più ha di fiorin più par che vaglia,
Ond’è confuso il buon ch’è in basso stato;
Chè ’l cuoi’ del vaio per cimier portato
Sta dove star dovrìa fracida paglia.
— 148 — |