Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/161

Da Wikisource.

RIME

     Ben non sia l’uom servile,
50Da natura parlando
E 'l vero esaminando;
Ciascun servo deven per accidente.
Alcun, per esser vile;
Molti, ragion fallando;
55O che tiranneggiando
L’attor per forza preme il pazïente.
E, posto ch’uom per forza ad uom non serva,
È servo di lussuria e d’avarizia
O d’alcuna nequizia,
60E tutti in general della paura:
È servo l’uom qual di vizio si oscura,
Et oscurato aver non può letizia,
Perchè vive in tristizia:
Ond’è saggio chi sè liber conserva.

(Dalla Miscellanea di cose inedite e rare per F. Corazzini; Firenze, Baracchi, 1853.)




XI


COME L'UOMO DEE CONSERVARE IN SÈ LA LIBERTÀ


     S’è d’Eva e d’Adam tutto
Genere uman venuto;
Questo ond’è proceduto
Che l’un uom sie signor, l’altro suggetto?
5Poi son d’un arbor frutto,
Perchè l’un vil tenuto,
L’altro è gentile avuto?
Mostrasi che dal vil nacque il difetto.
Seguendo i vizi, fe l’uom sè minore
10E degno di sua perder libertate;
Chè in seguir voluntate
S’acquista quell’ond’uom è dispettato:
Divenne chi ragion seguì, signore,
E fu principio di nobilitate.


- 155 -