Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/165

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RIME

L’oro si può dir vil, sì sarìe caro.
Qual sì folle che avesse
La cosa a non calere
Che ’l facesse valere?
40Quei che più largo diverrebbe avaro.
Non si puon comparar li ben dell’alma
A quei di fuor, che son vil cosa e grossa:
Già, più che valer possa,
Non è per modo alcun cosa che vaglia.
45Chi cerca meno e giusta aver vuol salma,
Da saggia opinïon non vien sua mossa:
Così va in cieca fossa
Chi in acquistar ricchezze si travaglia.
     Dè’ l’uom fuggir per certo
50Tesor, se non è santo:
Di sè dico, per quanto
Dell’esser bon lo fa venir tiranno;
Salvo chi fosse esperto
In senno e in valor tanto,
55Che tal portasse manto,
Ch’altrui facesse ben e a sè non danno.
Ma forte è a pensar, che per sospetto
Cammin diletti andar uom ch’è verace;
O che appresso fornace
60Ardente uom possa star senza calura:
Gravoso affanno fa leggier diletto.
Dunque ha maggior nell’esser basso pace
Uom che per virtù face
Debitamente quel che vuol misura.
65     Uom ch’aver vuol maniera
Di suo pregio aggrandire,
Non gl’incresca soffrire
Quel che si parla per la croia gente:
Non senno al folle chiera,
70Ma procuri seguire
Quel che gli fa sentire
Lo suo intelletto puro e conoscente;
E voglia con ragion piacere a tutti,
Ma non offenda sè per ben d’alcuno:
75Aggia amore in ciascuno,


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