Pagina:Le antiche rime volgari I.djvu/26

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     Anzi, si pur aluma.1
     Perchè no’ mi consuma?
     La salamandra audivi,
     Ca ne lo foco vivi — stando sana;
     Così fo per long’uso,
     Vivo in foco amoruso,
     E non saccio che dica:
     32Ch’el mi’ lavoro spica, — e poi non grana.2
Madonna, sì m’avene,
     Ch’i’ nom posso invenire
     Com’io diciesse bene
     La propia cosa ch’io sento d’Amore,
     Si com’omo inprodito.3
     Lo cor mi fa sentire,
     Che giamai non è chito,
     Fintanto che non vene al suo sentore.
     Lo nom poter mi turba,
     Com’om che pingie e sturba,
     E pura li dispiacie4
     Lo pingiere che facie, — e sè riprende.


30 amoroso - 41 potere - 42 omo.


  1. 25 La Giunt.: Innanti pur s’alluma. Val. e Nann.: Anzi, se pur alluma.
  2. 32 La Giunt.: Lo meo lauro spica e non mi grana. Nann.: lavoro. Val.: Chè il mio lavoro spica, e poi non grana.
  3. 37 La Giunt. seguita dal Nann.: E’ parmi uno spirito Ch’al cor mi fa sentire E già mai non son cinto S’eo non posso trar lo suo sentore. Il Val.: Sì com’ nomo impedito. E’ parmi uno spirito (verso soverchio nella strofa), e poi segue come noi, salvo non ho cìnto invece di è.
  4. 43 La Giunt.: Però che gli dispiace. Val.: E pure.