Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Il campo degli Illiati. | 101 |
I loro usi e le loro abitudini differiscono da quelle degli altri turchestani, alla cui razza d’altronde non sembra veramente che appartengano e richiamano al pensiero gli antichi tempi dei pastori patriarcali.
Gli uomini, che hanno tipo tartaro, più che turcomanno, sono tutti bellissimi, di alta statura e ben conformati; le donne godono fama di essere le più graziose della steppa.
Tabriz, che conosceva l’indole diffidente di quei nomadi, fece fermare la truppa e s’avanzò in compagnia d’Hossein, verso i giardini che circondavano l’accampamento, tenendo l’archibugio colle bocca volta verso terra:
— Dite al vostro Emiro che i nipoti del beg Giah Aghà chiedono ospitalità, — gridò, appena fu a portata di voce. — Sagadska non si rifiuterà di riceverli. —
Fra gli Illiati vi fu uno scambio di parole, poi un vecchio che aveva una lunga barba bianca e che mancava d’un occhio, si fece innanzi e, mentre i suoi uomini disarmavano, rispose:
— Che i nipoti del mio amico entrino nel campo: sono sotto la protezione delle leggi dell’ospitalità. —
La truppa, non avendo ormai più nulla da temere dopo quelle parole, s’avanzò sotto gli alberi, mettendo piede a terra e levando le briglie e le selle ai cavalli, mentre Tabriz ed i nipoti del beg entravano sotto una vasta tenda, sulla cui soglia li attendeva il capo della tribù, circondato da una mezza dozzina di ragazzine.
— Siete miei ospiti, — disse, invitandoli a farsi innanzi.
— Sei tu Sagadska? — chiese Tabriz.
— Io sono l’amico del beg Giah Aghà, — rispose l’illiato. — Che i suoi nipoti si siedano al mio fianco.
— Grazie della tua ospitalità, — gli rispose Hossein. — Noi siamo qui venuti perchè abbiamo bisogno da te di consigli e d’informazioni.
— Dopo la cena tu avrai quello che vorrai, — rispose l’illiato.
— Lascia ora che io compia i miei doveri d’ospitalità e non preoccuparti della tua scorta: avrà viveri e tende per riposarsi al coperto. —
Sotto la grande cupola di feltro era già stata stesa, su un vasto tappeto persiano, una tovaglia, su cui due giovani pastori avevano collocato parecchi tondi d’argento, lusso che solo un capo tribù poteva permettersi.