Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/19

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giudice competente l’Accademia1. Bisognerebbe frattanto animare i municipi a stanziare un 100 di lire pel 1° anno e un 20 lire annue almeno pei successivi, acciò la Biblioteca si rinfreschi di nuovi volumi.

Ma chi veramente precorse ai tanti2 che nel 1861 e poi scrissero sulle Biblioteche popolari, fu l’illustre conte Luigi San Vitale senatore del Regno, uno dei più sapienti benefattori del popolo che conti la città e provincia di Parma, il quale cosi ne discorreva nel 1847 in un giornale parmense il Vendemmiatore, con un articolo portante il motto: «La buona lettura nobilita l'animo ed utilmente lo ricrea. Con alacrità e con benevoli cure si va facendo in modo che i poveri sappiano leggere ed esercitare in società quelle necessarie corrispondenze che dalla lettura e dalla scrittura derivano, ma non è a tacersi come talora possa parere contraddizione quella che i poveri avendo ricevuto gli ammaestramenti per cui divengono capaci di cercare occupazione e profitto dai libri, rimangano poi privi di quelli che porgerebbero loro buone dottrine religiose e civili e inoltre gradevoli trattenimenti: riesce conseguenza dunque del benefizio dato alla gente povera col mandarla nei primi suoi anni alla scuola, il pensare a prov-

  1. Noi non conveniamo nell’idea d’affidare questa scelta alle Accademie, colle quali non si verrebbe a capo di niente, e già è invalso il purtroppo vero detto che quando si vuol non fare o rimandare alle calende greche una cosa, si rimette ad una Commissione
  2. Anche il professor Efisio Contini in un articolo Scuole e biblioteche in Sardegna, fino dal 1857 accennava all’importanza di rendere popolari le biblioteche, e moltiplicarle almeno nei luoghi ove sono le scuole secondarie.