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tro soccorso, perderà pochi anni dopo, ogni traccia delle cose apprese: quando un popolano ha imparato a scrivere, a leggere, a far di conto, si è suscitato in lui un bisogno nuovo, e allora più che mai sente necessità di libri che alimentino in lui l’accesa fiaccola del sapere1.
In Italia è ancora un desiderio lo spettacolo che offre di frequente il popolano inglese raccolto intorno al focolare domestico per leggere ad alta voce un libro dinanzi alla famiglia che gli fa corona. Man mano che le file degli analfabeti si vanno diradando, sarà un vero beneficio nazionale quello di mettere dei buoni libri alla portata di ognuno, e far correre in tutte le mani questi istromenti potenti di civiltà e di progresso. Dirozzato un analfabeta, educhiamone il cuore, altrimenti il nostro lavoro sarà fuorviato, e forse d’un illetterato onesto avremo fatto un falsificatore, d’un operaio d’idee limitate, un infelice pieno di desiderii incomposti.
Questa missione appartiene alle biblioteche popolari; ad esso spetta il far sì che le male abitudini e la scioperatezza dell’operaio cedano il posto alle virtù casalinghe, o che il libro divenga come un apostolo che purifica e redime2.
Il popolo adunque dovrebbe avere una bi-
- ↑ Estr. dal vol. Memorie e documenti della fondazione della Biblioteca popolare pratese.
- ↑ L’illustre cav. ex-deputato Minghelli-Vaini fino dal 1852, pubblicando un suo progetto di Codice per l’assistenza pubblica, rendeva omaggio al principio dell’importanza precipua che le biblioteche popolari circolanti hanno in uno Stato che vuol dirsi civile, e ne faceva obbligo allo Stato il sussidiarle, dichiarando che la provincia da sè o in consorzio debba diffonder gratuitamente scritti approvati dalla assemblee generali in alimento delle biblioteche medesime presso i comuni della circoscrizione provinciale. V. il vol. L’Individuo, lo Stato e la Società, Firenze, 1868.