Pagina:Le cene ed altre prose di Antonfrancesco Grazzini, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/64

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cambio di quella della moglie inferma, la sua gli porse dentro l’orinale. Colui, non pensando altro, sotto il mantello méssoselo, ne andò volando al medico suo compare, il quale, veggendo il segno, meraviglioso e ammirato ne rimase, a Salvestro dicendo: Costei non mi pare che abbia male alcuno. Colui diceva pure: Così noll’avess’ella: la meschina non si muove di letto. Il medico, non veggendo in quella orina segno alcuno di malattia, al compare rivoltosi, disse, allegando certe sue ragioni e autorità di Avicenna, che l’altra mattina voleva rivedere il segno; e così restati, se ne andò Salvestro alle sue faccende, lasciato il maestro1 di non poca meraviglia pieno. La sera intanto ne venne, e Salvestro, tornato a casa e cenato, alla serva medesima, ordinato il tutto, diede la cura, e andossene a dormire. Ma poi, scoccato l’orivolo, e venuto il tempo, e colei chiesto da orinare, e la Sandra riposto avendola, si ritornò a dormire; e a buon’ora risentitasi, fra sè stessa pensando, l’entrò paura addosso, dubitando che il padrone nel portare l’orina della moglie ammalata, ella non fusse dal medico conosciuta, e si pentiva forte di averla il primo tratto scambiata; temendo poi che Salvestro, adiratosi, non le facesse confessare il cacio,2 onde poi la cacciasse via, o le desse qualche buona tentennata. Sicchè risolutasi, prese per miglior partito di gittar via quella, e di ripisciarvi un’altra volta; e levatasi prestamente, come disegnato aveva, così fece. Ella era di Casentino, e come voi sapete, ne’ ventidue anni, bassa, ma grossa della persona e compressa e alquanto brunetta: le carni aveva fresche e sode, mal nel viso colorita e accesa: gli occhi erano grossi, e piuttosto che no lagrimosi e in fuora, di maniera che pareva che schizzar le volessero dalla testa, e che gittassero fuoco: uno scorzone da macinare a raccolta, e un cavallotto, vi so dire, da cavare altrui d’ogni fango. Così venutane l’ora, e Salvestro avendo chiesto e da lei avuto l’orinale, se ne andò al medico; il quale, via più che prima meraviglioso, assai quella orina guardata e riguardata, nè

  1. Ricordo come Maestro si disse già per Medico; anche Dante:

    Così me chiese questi per maestro
    A guarir della sua superba febbre.

  2. Confessare il cacio. Confessare la propria colpa, Dire come la cosa era andata.