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le confessioni | 71 |
Ero assolutamente convinto dell’impossibilità di provare l’esistenza di Dio (Kant me l’aveva dimostrato e ne ero convinto), ciononostante cercavo Dio, speravo di trovarlo e, secondo una vecchia abitudine, innalzavo preghiere a colui che cercavo e che non trovavo.
A volte ripassavo nella mia mente le ragioni di Kant e Schopenhauer sull’impossibilità di provare l’esistenza di Dio, a volte criticavo queste ragioni e le combattevo. La ragione, mi dicevo, non è nel dominio del pensiero come lo spazio e il tempo. Se esisto, la causa della mia esistenza esiste pure, come la causa di tutte le cause, e questa causa primordiale è ciò che si chiama Dio. Mi fermavo in questo pensiero e mi sforzavo con tutto il mio essere di concepire la presenza di questa causa.
Appena riconoscevo esservi una forza in poter della quale io mi trovavo, sentivo immediatamente la possibilità di vivere. Ma mi domandavo: «Qual è questa ragione, questa forza? Che devo pensare di essa? Come devo comportarmi di fronte a ciò ch’io chiamo Dio?» E mi venivano in mente solo delle risposte conosciute: «Egli è il creatore, il dispensatore.» Queste risposte non mi soddisfacevano; sentivo che ciò di cui avevo bisogno per vivere mi sfuggiva. Ero colto dal timore e incominciavo a pregare colui che ecrcavo di aiutarmi. E più si pregavo, più mi riusciva evidente che mi si ascoltava e che non v’era nessuno a cui ci si potesse rivolgere.
Col cuore pieno di disperazione perchè non v’era Dio, mi dicevo: «Signore, aiutami, salvami! Signore, insegnami, mio Dio!» Ma nessuno veniva in mio soccorso, ed io sentivo che la mia vita si arrestava.