Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/403

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capitolo decimonono. 395

— dirigetemi, acciocchè non cada dove voi siete caduti!... Ci voleva altro che direzione; ci voleva nerbo e non ne avevamo più; ci abbisognava la concordia, e avean saputo renderla impossibile.

Al milleottocentodiciannove durava in Europa quell’inquietudine nervosa che dura in un corpo dopo la corsa sfrenata e trafelante di alcune ore; idee chiare, sentimenti generosi e universali non erano più, se non forse in qualche testa segregata dalla folla per indolenza, per disdegno, per disperazione. Anche dove i popoli per sentimento nazionale avevano cooperato alla reazione contro la Francia, la ingratitudine premeditata dei grandi e la varia diffidenza dei piccoli mettevano ogni cosa a subbuglio. Credevano di tirar innanzi una grande impresa di libertà; invece non avevano assicurato che l’interesse di alcuni sommi, a scapito di molte vere franchigie. E questo avveniva specialmente in Germania. Da noi invece, malcontenti del passato, perchè passato senza lasciarci quella grassa eredità che s’aspettava, malcontenti del presente, perchè somigliava una crudele canzonatura, i più s’adagiarono a vivacchiare, come si dice, a imbottirsi un guscio, a fornir la cucina. L’esperienza aveva indotto una grandissima disparità d’opinioni; perciò anche i pochi bene avveduti non ne speravano nulla, o speravano troppo lontano. Solamente coloro che si erano avvezzati a quella meravigliosa attività, e non potevano distogliersene a rischio anche di lavorare per nulla, guardavano ansiosamente alla Spagna dove ferveva lo spirito liberalesco. Esclusi dal maneggio degli affari, il talento di comandare, invincibile e legittimo negli operosi ed assennati, li traeva, come dissi, alle Società Segreta. Dalle Calabrie i Carbonari aprivano le loro vendite per tutta Italia e davano mano ai democratici di Francia, ai progressisti di Spagna. La vecchia razza latina, ringiovanita dall’immaginazione e dal sentimento, si gettava col suo impeto na-