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526 | le confessioni d’un ottuagenario. |
— Bada, bada, Giulio! — io soggiunsi con voce di preghiera e quasi colle lagrime agli occhi. — La vita non si compone soltanto di quello che tu credi! L’anima tua potrebbe svegliarsi, sentir bisogno d’amore di stima... —
— Oh padre mio! — m’interruppe sogghignando il giovane — non parliamo di queste poesie! Transeat se gli uomini fossero savi, giusti, perfetti, ma così come sono tanto importa posseder l’amore e la stima del proprio cane, che quella di costoro. Io per me vi rinunzio volentieri e per sempre!
— Non dir per sempre, Giulio, chè non lo puoi! Sei troppo giovane! — Egli sorrise, come tutti i giovani, quando si appunta loro mancanza d’esperienza. — Quegli uomini che tu giudichi così pazzi, così tristi possono sollevarsi per uno slancio magnanimo da quella solita abiezione e riavere momenti sublimi di giustizia e di generosità!... Ora se tu, Giulio, in quei momenti dovessi sopportare il loro disprezzo, credilo, ti spezzerebbe l’anima, a meno che tu non abbia perduto ogni pudore ogni dignità umana. In quei momenti non è l’ostracismo della pazzia e della nequizia che soffrirai, ma la sentenza della generosità e della giustizia!... E non potrai illuderti, non potrai difenderti!... Contro uno, contro due, contro dieci potrai insorgere, fremere, vendicarti; ma contro l’opinione d’un popolo non v’ha riparo: gli è come un incendio, che compresso da una parte divampa subitaneo e maggiore dall’altra!... In tanta sciagura uno solo è il ricovero che la Provvidenza permette all’onest’uomo; il ricovero della coscienza. Ma tu, Giulio, come ti troverai di faccia alla coscienza?... Quali conforti ti darà essa? a te che ti sei fatto una gloria di calpestare quanto di più nobile, di più etereo racchiude l’umana speranza?... a te che professando un disprezzo profondo degli uomini senza pur conoscerli, ti sei accostato ai peggiori, e hai con ciò dato appiglio a cre-