Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/581

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capitolo ventesimoterzo. 573

tutti ci siamo assuefatti alla vita marinaresca; e a non vedere altro che cielo ed acqua. Si ciarla, si giuoca, si legge e di tratto in tratto anche si ride. La natura fu clemente di averci concesso il riso, che se non rasserena l’anima, ristora almeno le forze: nelle ore che rimango solo, io salgo sul cassero, e cerco nell’immensità che ne circonda il pensiero e l’immagine di Dio. Mi ricorda d’una nostra canzonetta popolare, la quale benedice Iddio vestito di azzurro: infatti quella espressione non la riconosco vera che adesso. Nulla di meglio addita la nascosta presenza d’un Dio, che questa immensità azzurra di cielo e di mare che par tutt’una, e innalza la mente alla comprensione dell’eterno. Scommetto che quella canzone fu composta da un pescatore Chiozzotto, mentre la bonaccia d’estate arrestava il suo burchio in mezzo all’Adriatico, ed egli non vedeva altro che il mare, sua vita, e il cielo, sua speranza.

Ho insegnato quella canzone alla Gemma; essa la canta sì perfettamente colla sua nobile pronuncia romana, che questi disarmonici marinaj inglesi sospendono la manovra per ascoltarla. Credeva che il viaggio mi annojasse, ma comincio appunto ora a pigliarci gusto. Spero che a terra non sarò meno fortunato, purchè trovi da impiegarmi a Nuova Yorch, ove sembra che il dottor Ciampoli voglia accasarsi. Sono ben fornito di danaro, e non mi lasceranno sprovvisto; ma nè l’ozio, nè la monotonia della mercatura son fatti per me; e le commendatizie che porto per gli Stati Uniti sono tutte per negozianti. Nell’America Meridionale è una cosa diversa: là s’incomincia a vivere ora, ed il nome italiano vi è altamente benemerito ed onorato. Sarei pur felice che vi s’andasse colà! La stessa natura vergine, rigogliosa, tropicale m’invita. Qui invece a Nuova Yorch, m’aspetto di vedere un mercato d’Europei bastardi, e casse di zucchero e balle di cotone, e numeri e