Pagina:Le dicerie sacre.djvu/11

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2 La Pittura.

s’appellano, non solo nobili, e degne: ma rare, e mostruose, sì perche quasi di niente rappresentano stupori incredibili, e miracoli alle genti, sì anche perche sono i più atti, & acconci stromenti da risvegliar la memoria, la quale essendo tesoriera, e depositaria della parte intellettiva, la serve di non picciolo aiuto co’ fantasimi, che da quella le sono esteriormente somministrati. Ma delle due qual debba, ò cedere, ò precedere, & à qual di loro in nobiltà, e dignità si debba l’altra preporre, di ciò n’è stato fra quella, & quella lungamente quistionato, & allegando ciascuna di esse in favor della parte sua vari argomenti, e diverse auttorità, onde ancora incerta [...] sotto il Giudice la lite, e dubbia ne pende la sentenza. Io son più nobile (dice la Scultura, a cagione dell’antichità del mio natale, imperoche assai prima di te (col testimonio di gravissimi Historici) hebbi incominciamento nel mondo, laqual non prima del tempo di Fidia fosti originata. Io son più degna (dice la Pittura) per cagione della stima del mio essercito. Chiedine Athene, se tutt’i fanciulli nobili ne’ lor primi anni à disegnare impararono, e se perciò nel primo grado dell’arti liberali fui accettata. Dimandane Roma, se lecito era adoperarmi, se non solo al cittadino, che per lunga serie provata havesse la libertà del suo sangue. Dicanlo i Greci, e i Latini, se le famiglie Illustrissime non si vergognarono di prender da me il nome istesso, non che l’ufficio. Io ti vinco (dice la Scultura) per cagione della durevolezza, non essendo à gran pezza quanto, tu à gli accidenti fortunevoli sottoposta, come appoggiato in suggetto assai di te