Pagina:Le dicerie sacre.djvu/125

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tlé La PlTTVRA roè maggiore l'obligaéione, maggior* laJj veneratione. Souerchiò parmi il ricordarui quanto fegnalato priuilegio fia della voftra_j Sereniflìma Cafa l'eflèr degnata à poffedertj così notabil reliquia, adorata dagli huomini., inuidiata dagli Angioli, fegno, e pegno (ingoiare dello fuifeerato amore di Dio . Piace, mi folo l’incomparabil valore di e(Ta recami à •niente, maggior di qual fi voglia ricchezza, e tale, che In mano larghilTìma dello fte(To dona* tore , par che non habbia roluto eflerne fenza gualche conditione liberale. Pitture hebbe l’« antica Grecia tanto pregiate, che del Rè Atta» lo,e del Rè Candaule fi leggemmo hauer compra vna tauola d’Ariftide cento talenti, e l'altro cod altrettanto oro hauerne pagata vna di Sularco, Taccio la Medea di Timomaco, apprezzata da Cefare Dittatore ottanta talenti j egli Argonauti di Cilicia pagati da Hortenfìo Oratore poco men.che due volte tanto. Ma . che hanno da far quelle prezzolate , e venali d’ artefici mercenari con quella del Pittor duino,’ il cui pregio tutti i (efori eccede > In quo fune tmnts thè fantifeiintu, Ó> fnpientit Dei. O doue metallo tanto fino fi ritrouaua nelle vene della terra , che pareggiale pur' vna dilla di fangue-featurita dalle vene di Chrifto. Non da. bitur aurum obrizum prò ta, nec nppcndetur «rgentum in commutntione tini. Qujnt’oro, impai lidifee dentro il biondo limo del Tago; quante perle biancheggiano per le ricche ma» jremrae dell’Eritreo, quante gemme fciutillano sii le lucide arene deH'lndo; Quanti cumuli di marche Ibere, quanti mucchi di ftampe Onga- re chiudono le grauide arche de* teforeggian-