Pagina:Le dicerie sacre.djvu/313

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jo+ La Mvsica giunga à fine la vita. Ec eccolo al MifToIidio J tuono frà gli altri ( comcio d:cetu} a!lt_» cofe mede, e patetiche aitai acconcio ; onde può ben’egli dire Coti Giob . Ver/a e/i in In. cium citbarn mea^organum meum in votem flentium. Intenerito l’eterno Padre di (en- tirlo cosi alièttuofamente cantare , vuol turargli la bocca, e fi apparecchia à leuargli lo filamento di mano ; Ma egli non vorrebbe lafciar la faa Mufica . Claudio Nerone era tanto dal cantate muaghito, che per conferir la voce folcila portare vna patirà di piombo «ù'I petto, e per cantar fonerchio ne diue- riua alle volte ro«co, onde b foguaua , che’l Fonafco , l’ammonifee à petdooate alle fue_» arterie , e che non più cantafle . Duolfi Chrifto del Padre Iddio , maeftro fupremo di quefto canto , perche gli vada accelerando il morire, & interrompendo ‘1 fuo cantare , quafi dicendo con Salomone . Ne impediti tnufi. cam , c con Mardocheo. Ne riandai ora ca- nentium, e percò d ee, Deus meui Deuinteus quare me dereliqui/li ? Ve’ldipinfi pur dianzi Cigno , hor vel rappcefento Lufignuolo . Filomena , mentr’era iìratutadal ciudeliffi» mo Teteo riuolgeuafi à rimembrare il padre , e con dolorofi gemili lo r chiamaua trà 1- anguftie di quella rirannide di lontano . O quanto ben conuienfi à Chetilo quelìo nomo amorofo, poiché Philomela altra cofa noru lignifica , che dolcezza , e melodia d’Amo- re. Et ò quanto bene s'auuera in lui , ciò che di quella nulera fiKatntnie finfe la Poefia fa> uolegg airice . Lafignuolo gentile dalla perfìdia Hcb;aica fieramente oltraggiato, & òcon