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Pagina:Le industrie femminili.djvu/84

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72 le industrie femminilli italiane


I ricamatori formavano uno dei rami (colonnelli) della confraternita o scuola dei pittori: gli altri colonnelli enumerati dallo statuto (Marìegola) comprendevano i depentori, i doratori, i miniatori, i disegnatori di stoffe, i fabbricatori di cuoi dorati, di maschere, di carte da gioco, i pittori di targhe e di armi da difesa. Nessun nome di donna si collega a tutto quel complicato ricamo, a tutta quella paziente pittura ad ago, che da secoli preparavano per le giostre e per i tornei le insegne, alla ingegnosa invenzione delle quali non isdegnavano di contribuire i più dotti umanisti. Si ricorda soltanto un eccellente ricamatore veneziano. Agnolo di Madonna, che eseguì la impresa di un patrizio genovese, Girolamo Adorno, disegnata e colorita da Tiziano. Che, del resto, gli uomini del Rinascimento ricamassero, prova tra gli altri il titolo di una raccolta citata dal Molmenti: " Gii universali dei belli Recami antichi e moderni, nei quali un pellegrino ingegno, sì di huomo che di donna, potrà in questa nostra età con Fago virtuosamente esercitarsi - per Nicolò d’Aristotile detto Zoppino, Venezia, 1537"

Alle consorterie delle arti, le donne non erano ammesse.

La sola associazione che le accogliesse — che accogliesse, anzi, insieme ai nobili veneziani " ì forastieri e le donne " — era la famosa Compagnia della Calza, elegante e fastosa, specie di comitato permanente dei festeggiamenti, che a Venezia dettava la moda. Le donne ascrittevi si chiamavano compagne, e portavano le insegne del gruppo cui appartenevano, ricamate in perle ed in oro con molta eleganza, su di una manica della veste. E tra i lavoratori di cuori d’oro, — di quei cuoi dorati ed istoriati per tappezzerie, mobili, rilegature di libri, il traffico dei quali valeva a Venezia sino a centomila ducati l’anno di guadagno — di una sola donna troviamo menzione in un