Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/592

Da Wikisource.

182

stallo piena di vino squisito, sopra una sottocoppa d’oro, che deposero davanti a Schemselnihar, al principe di Persia e ad Ebn Thaher.

«Per istarsene in minor soggezione, Schemselnihar ritenne presso di sè soltanto le dieci negre, con dieci altre che sapevano cantare e suonare varii stromenti; e congedate tutte le altre, prese una tazza, e tenendola in mano, cantò alcune tenere parole che una donna accompagnava col liuto. Finita la melodia, bevve, e presa un’altra tazza, la presentò quindi al principe, pregandolo di bere per amor suo, com’ella bevuto aveva per amore di lui. La ricevette egli con grandi trasporti di gioia; ma prima di bere, cantò anch’egli una canzone, che un’altra donna accompagnò collo stromento; e cantando, le lagrime gli sgorgavano in copia dagli occhi; laonde le esternò egli, colle parole che diceva, di non sapere se fosse il vino da lei presentatogli che stava per bere, oppure le proprie lagrime. Schemselnihar presentò in fine la terza tazza ad Ebn Thaher, che la ringraziò della sua bontà e dell’onore che gli faceva.

«Ella poi prese dalle mani d’una delle donne un liuto, e si accompagnò colla voce in maniera sì appassionata, che pareva non potesse più trattenersi; il principe di Persia, intanto, cogli occhi fissi in lei, rimase immobile, quasi colto da incantesimo. In quel mentre, giunse tutta affamata la schiava confidente, e voltasi alla padrona: — Signora,» le disse, «Mesrur e due altri officiali, con parecchi eunuchi che li accompagnano, stanno alla porta, e domandano di parlarvi in nome del califfo.» Quando il principe di Persia ed Ebn Thaber ebbero udite tali parole, cangiarono colore, cominciando a tremare, come se fossero stati sicuri della loro perdita. Ma Schemselnihar, avvedutasene, li rassicurò con un sospiro....»

— Questo racconto m’interessa proprio al vivo,»