Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/593

Da Wikisource.

183

disse la buona Dinarzade alla sorella, la quale aveva cessato di parlare, «mi duole che il giorno sia venuto sì presto ad interromperti; e sono impazientissima di sapere se l’imprevisto arrivo del califfo non riescì fatale all’amabile principe di Persia. — Domani lo saprai,» rispose Scheherazade, «se il sultano, nostro signore, prende al par di te piacere al mio racconto, e voglia farmi la grazia di continuare ad ascoltarmi.» Schahriar alzossi senza dir parola per andare alla preghiera e presiedere il consiglio.


NOTTE CXC


Questa notte e le seguenti, Scheherazade, incoraggiata dal silenzio approvatore del sultano delle Indie, proseguì in tal modo la storia degli amori del principe di Persia e della favorita del califfo Aaron-al-Raschid:

— Schemselnihar, dopo avere rassicurato il principe di Persia ed Ebn Thaher, incaricò la schiava sua confidente d’andar ad intertenere Mesrur ed i due altri officiali del califfo, finchè ella fosse in istato di riceverli, e le facesse dire di condurli da lei. Tosto diè ordine di chiudere tutte le finestre della sala, e calare le tele dipinte che stavano dalla parte del giardino; e dopo aver rassicurato il principe ed Ebn Thaher che poteano restarvi senza timore, uscì per la porta che metteva in giardino, e la chiuse. Ma per quante assicurazioni avesse lor dato sulla loro sicurezza, non lasciarono di risentire le più vive inquietudini, per tutto il tempo che rimasero soli.

«Giunta Schemselnihar colle sue donzelle in giardino, fece portar via i sedili che aveano servito alle suonatrici, e quando vide le cose nello stato che de-