Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/125

Da Wikisource.

107


cie de’ più vividi colori. Sono questi carri scoperti, con un trono ove i monarchi stanno seduti, quando compariscono in pubblico. Sono assai bravi nel guidarli da sè, e non hanno bisogno di cocchieri. Passo sotto silenzio un’infinità d’altri particolari curiosissimi, risguardanti i paesi sottomarini,» soggiunse la regina Gulnara, «che farebbero molto piacere a vostra maestà; ma ella vorrà contentarsi che rimetta a miglior tempo l’intertenernela, per parlarle d’un’altra cosa che presentemente mi sembra di maggior importanza. Quest’è, o sire, che i parti delle donne del mare sono diversi da quelli della terra; ed ho perciò giusto motivo di temere che le levatrici di codesto paese non mi assistano male. Siccome vostra maestà non v’ha minor interesse di me, troverei a proposito, se non le dispiace, per la sicurezza del mio parto, di far venire la regina mia madre, con alcuno mie cugine, ed in pari tempo il re mio fratello, col quale bramo assai di riconciliarmi. Saranno lieti di rivedermi quando avrò loro raccontata la mia storia, ed udranno che sono consorte del potente re di Persia. Supplico vostra maestà di permettermelo; essi saranno contentissimi di presentarle i loro rispetti, ed io posso prometterle che le sarà di non poco soddisfazione il vederli.

«— Signora,» rispose il re di Persia, «voi siete la padrona, fate ciò che più vi piace: procurerò di riceverli con tutti gli onori che meritano. Ma vorrei sapere per qual mezzo voi farete loro conoscere ciò che da essi desiderate e quando potranno venire, affinchè possa dar gli ordini necessari pel loro ricevimento, ed andarli io stesso ad incontrare. — Sire,» ripigliò Gulnara, «non v’ha bisogno di queste cerimonie; saranno qui in un momento, e vostra maestà vedrà in qual modo arriveranno. Non ha che ad entrare in questo piccolo gabinetto, e guardare per la gelosia.»